Basilica della Santissima Annunziata
Dentro la chiesa è conservato il secondo organo più antico di tutta Italia, dopo quello della Basilica di San Petronio a Bologna. L’Annunziata, come comunemente viene chiamata la Basilica, e la musica hanno un legame profondo e antico. Fatto di organi costruiti, amati e poi ricostruiti. Un tempo gli organi venivano rifatti e ampliati mantenendo spesso gli stessi materiali. Oppure venivano venduti per usare il ricavato per crearne uno ancora più bello. Ci sono ben 6 organi dentro la chiesa, tutti funzionanti, tranne uno. Ma del più antico, del primo ad essere costruito nella Basilica non si sa neppure dove si trovasse. Nacque 50 anni dopo la fondazione della chiesa, nel 1299.
L’organo in corno epistole, nella navata a destra dell’altare è il gioiello più antico di Domenico Di Lorenzo da Lucca. Cominciarono a costruirlo nel 1509 e fu terminato nel 1523. Un organo a trasmissione meccanica, che continua a risuonare nella Basilica tutte le domeniche alla messa delle 21. Per suonarlo bisogna salire su una ripidissima scala a chiocciola che porta alla cella organaria dove si trovano ancora i mantici per dare aria all’organo, oggi però sostituiti da un elettro ventilatore. Nel 1600 venne costruita da Cosimo Ravani una copia esatta di quest’organo, proprio di fronte, in corno evangelico, ovvero nella navata sinistra. I frati erano rimasti talmente tanto contenti che l’anno seguente fecero costruire un altro organo nel coro, pensato per accompagnare i frati e l’orchestra.
Durante l’alluvione del 1966 l”acqua arrivò a coprire quasi tutto l’organo, in seguito la consolle venne spostata nell’altare e la cappella musicale non riprese mai più la sua attività. Il quarto organo è quello della cappella della Santissima Annunziata. A vederlo sembra piccolo ma è incredibilmente potente, fatto di 517 canne concentrate in un metro quadro. Venne costruito da Matteo da Prato nel 1453 e ricostruito da Onofrio Zafferini 100 anni dopo. Quello che troviamo nella chiesa è però la versione ricostruita dai fratelli Paoli di Prato nell’Ottocento. Ci sono poi gli organi positivi della chiesa, quelli “mobili” che possono essere spostati da una parte all’altra. Uno più moderno da Ciabatti nel 2002, sempre sullo stile di quelli del ‘500-‘600. E poi l’ultimo degli organi che risale al 1701, si trova nella cornice della cappella di San Luca, fra gli affreschi del Bronzino, Pontormo e Vasari.
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L’organo della Basilica di Santa Croce
Le canne più alte superano 9 metri. Mentre quelle più piccole sono di appena qualche centimetro. L’organo della Basilica di Santa Croce è uno dei più grandi di tutta Europa. Basta alzare gli occhi su entrambe le navate per scorgere fra dipinti le cantorie, perfettamente simmetriche. La «consolle» si trova di solito dietro il coro, ma per far spazio ai lavori di restauro in corso è stata spostata sull’altare.
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La storia di quest’organo è lunga secoli. Venne realizzato dal famoso organaro toscano Onofrio Zeffirini intorno al 1575-80. La chiesa è cambiata, venne costruito l’alto campanile, ma l’organo è rimasto sempre lo stesso. Almeno fino agli anni ’20 quando si iniziò a pensare a un nuovo organo, grazie a una generosa donazione della Cassa di Risparmio di Firenze.
Così nel 1929 venne demolito l’organo antico: Rispetando comunque un vincolo che prevedeva una conservazione storica dell’organo antico in modo che si sentisse nel suono. E in effetti il nuovo organo è più debole delle sue potenzialità, in modo da non coprire i vecchi timbri. Quando venne realizzato, dalla ditta Tamburini, era forse il più grande organo di tutta Europa con quattro tastiere, una pedaliera e 18 registri ancia. La consolle venne realizzata invece con legni scuri e era posizionata appena sotto l’altare sul lato destro. Quando arrivò l’alluvione del ’66 la forza dell’acqua e del fango trasportò la consolle addirittura fuori dalla chiesa, per fortuna le canne dell’organo sono rimaste intatte. Così la consolle si è stata ricostruita e spostata dietro l’altare. I segni del tempo si conservano nei “dietro le quinte” dell’organo. Delle ripide scale a chiocciola portano alle canne dell’organo, passando sopra le cappelle. Ogni lavoro di ristrutturazione è scandito da incisioni di date («1879», «1961»)
L’organo della chiesa di San Firenze
L’antico «re degli strumenti» della chiesa di San Firenze era incastrato in una struttura in legno nella cantoria con la balconata almeno qualche metro più sporgente di quella attuale di cui sono rimaste soltanto delle decorazioni lignee ed alcune assi.
Il primo organo di cui si ha notizia, fu acquistato a Bologna nel 1650 per la somma di 200 scudi dal Antonio Colonna. Intorno al 1730 venne collocato nell’apposito vano al centro della facciata interna un nuovo organo costruito dai celebri fratelli Tronci di Pistoia. Nel 1777 Filippo Tronci lo restaurò, rinnovandone la manticeria e portando in avanti tutto il corpo sonoro. Agli inizi dell’Ottocento lo strumento si trovava ormai in cattive condizioni e per questo motivo fu deciso di sostituirlo con uno nuovo.
La costruzione del nuovo organo fu affidata ad un altro celebre organaro Michelangelo Paoli di Campi Bisenzio. Nel nuovo strumento, di 14 piedi e con 62 tasti, venne incorporato parte del materiale fonico dell’organo Tronci, pregevole per la materia (stagno); esso fu inaugurato nella festa di San Filippo di quell’anno (26 maggio 1828). Durante i lavori di pulitura e restauro della chiesa, dopo l’alluvione, le Belle Arti del Comune di Firenze decisero di rimettere in luce l’elegante architettura del Fortini (l’architetto che dal 1715 rinnovò la chiesa secondo il gusto barocco), togliendo la cassa ottocentesca e collocando l’organo nel suo antico vano. Parve questa un’ottima occasione per rivedere lo strumento e riportarlo alla sua fisionomia originaria con un opportuno restauro.
Il delicato compito venne affidato e condotto dalla ditta organaria Tamburini di Crema. Il concerto d’inaugurazione dell’antico organo restaurato fu tenuto sabato 1 Dicembre 1973 dal Maestro Alessandro Esposito, organista di fama internazionale e docente d’organo al Conservatorio «Luigi Cherubini» di Firenze. Il pregio dell’organo di San Firenze è dato dal materiale usato (stagno e legno), sia dai Tronci come dai Paoli, dalla bravura dei rinomati costruttori come pure dalla nuova distribuzione fonica delle voci su due tastiere. Questa modifica ha consentito effetti di colore e fu consigliata dai maestri Alessandro Esposito e Mons. Luigi Sessa (organista e maestro di Cappella del Duomo di Firenze) che, stando in stretto contatto con l’organaro Tamburini, ne seguirono scrupolosamente il restauro.
Il Grand’organo, ovvero la seconda tastiera, è costituito dall’intero antico strumento; si compone di 62 tasti con la prima ottava scavezza. Dolcissimi sono i registri di fondo (principali e flauti) brillante il ripieno con le sue file separate, pastosi i registri ad ancia, incisivi i registri di mutazione (cornetti) e molto morbida la voce umana. Il pedale ha un solo registro, il contrabbasso, ma sufficiente a reggere tutto l’edificio sonoro. Perfettamente amalgamato al Grand’organo è il nuovo corpo di 58 tasti, il Positivo tergale (perché collocato alle spalle dell’organista), questo può dirsi anche organo-eco in contrapposizione al Grand’organo con il quale dialoga. Lo strumento ha in tutto 26 registri reali con 1346 canne e si presta soprattutto per esecuzioni di musica prevalentemente classica».
Chiesa di Santa Maria de’ Ricci L’organo dalle 2500 canne
Nel 1988 venne portato nella chiesa anche un piccolo organo portatile, che risale al 1700
Ha ben 2500 canne e 42 registri. L’organo della chiesa di Santa Maria de’ Ricci, in via del Corso, è uno dei più grandi e maestosi della città. E anche uno dei più suonati: Ogni giorno viene suonato nel pomeriggio. Prima che venisse messo il divieto di concerti a pagamento erano tante anche le iniziative concertistiche. Ora la musica invita ad entrare in chiesa molti turisti.
Nel 1988 l’organo venne ampliato, mantenendo le vecchie canne. Il risultato è oggi visibile dentro la chiesa. La consolle si trova accanto all’altare, mentre il Grand’organo è nella tribuna. Successivamente l’organo si è ingrandito ancora, fino all’installazione delle ultime grandi canne, che sporgono dalla tribuna. Il suono è pieno e ben distribuito in tutta la chiesa.
Non finisce qui. La chiesa di Santa Maria de’ Ricci ha anche un altro gioiello. Un piccolo organo «portatile» del 1700 che venne portato in via del Corso nel 1988. Ora si trova accanto all’altare, ancora funzionante.
Basilica di San Miniato L’organo e l’era dei grandi concerti
Qui ha suonato Tagliavini, Duprè. Erano tempi in cui i concerti d’organo andavano quasi di moda.
Quasi cinquanta registri. E un funzionamento meccanico unico. L’organo della Basilica di San Miniato ha ospitato i più grandi maestri organari. Ancora oggi ha un suono inimitabile. Che porta la firma della ditta Tamburini, ma soprattutto del maestro Tagliavini che ha seguito con passione la sua creazione. Ed è stato il primo a suonarlo in concerto.
L’attuale organo nella Basilica è stato realizzato negli anni ’70, prima di lui ne esisteva un altro più piccolo elettrico, di circa 15-20 registri: Sappiamo poco di questo strumento . Il dilemma era: realizzare un nuovo organo elettrico o meccanico? Il maestro Tagliavini venne dalla Svizzera, dove insegnava, e rimase qui una settimana per studiare, confrontare ditte e usare la sua esperienza per dare un consiglio.
E alla fine venne scelto proprio l’organo meccanico. Questo tipo di strumenti hanno il grande pregio della sobrietà e dell’equilibrio fra i registri. Nel 1978 fu fatto il collaudo poi dopo un anno, e vari ritocchi, ci fu l’inaugurazione vera e propria con un concerto di Tagliavini. Cominciò così una grande stagione di concerti.
Santa Felicita Gli organi che si guardano
Due strumenti unici che arricchiscono la chiesa di Santa Felicita. Sono antichi entrambi ed entrambi hanno una lunga storia.
I due organi si guardano, uno in cornu Epistolae e l’altro in cornu Evangelii. Due strumenti unici che arricchiscono la chiesa di Santa Felicita. Sono antichi entrambi ed entrambi hanno una lunga storia. Che viene ricostruita proprio grazie a un altro tesoro della chiesa, il suo archivio storico parrocchiale. Partiamo dall’organo in cornu Evangelii, un organo del Cinquecento che da sempre faceva parte della Reale Chiesa.
Santa Felicita è infatti dal 1550 la parrocchia di corte. Prima dell’attuale strumento esisteva un più antico organo, che fu ordinato all’organaro Giovanni Battista da Cortona nel 1582, dalla Madre Sagrestana del monastero, suor Domitilla Salvetti. Gli antichi documenti ci raccontano che costò 514 scudi, lire 4, soldi 1 e denari 4, compresa la cassa con gli intagli dorati ed altri accessori. L’organaro che fu allievo di Onofrio Zeffirini e infatti nella costruzione dell’organo di Santa Felicita si possono riscontrare le caratteristiche tipiche del maestro. Quando nella seconda metà del 1700 la chiesa fu ampliata dall’architetto Ferdinando Ruggeri, l’organo venne smontato e conservato, per poi essere rimontato nella nuova cella. Fu allora che si pensò di aggiungere alcuni registri ad ancia e labiali. Ma l’organo antico rimase integro in ogni sua parte. L’organo in cornu Epistolae nasce invece nella chiesa di San Giorgio alla Costa, annesso alla monastero benedettino vallombrosano. Fu costruito dal maestro organaro Onofrio Zeffirini e servì proprio l’ordine vallombrosano.
E’ databile a prima del 1572 e veniva usato dalle monache di clausura: La sua tastiera non è infatti visibile dalla chiesa, nel rispetto della non visibilità della religiosa di clausura che suonava. Fra le monache, questo strumento fu suonato anche dalla monaca Maria Celeste, al secolo Virginia Galilei, proprio la figlia di Galileo Galilei che abitò un periodo in Costa San Giorgio.
San Lorenzo scrigno di organi
Nella Basilica di San Lorenzo si trovano tre magnifici strumenti : Il più antico risale al 1500, mentre quello più recente ai primi del ‘900. Sono frutto di restauri che si sono succeduti nei decenni. E ancora oggi perfettamente funzionanti.
Partiamo proprio dall’organo del volterrano Benedetto Vantaggini, che si trova nella Cantoria di Donatello. La paternità dell’organo rimane ipotetica poiché attribuita soltanto a fronte di un pagamento fatto allo stesso Vantaggini per i lavori all’organo. La sua parte fonica è databile al 1502 e successivamente viene ampliato e modificato da Antonio e Filippo Tronci nel 1773. Fino alla fine del ‘700 era l’unico strumento della Basilica. Intorno alla fine dell”800 ha subito numerosi cambiamenti che a metà del ‘900 lo hanno reso praticamente inutilizzabile. Proprio quelle modifiche che dovevano migliorarlo, hanno finito per indirizzarlo verso l’abbandono. Tanto che fu spostato nella parete di fondo della cantoria, rendendolo non più visibile. Oggi è tornato al suo vecchio splendore .L’intervento è stato affidato all’organaro Riccardo Lorenzini di Montemurlo, che ha costruito una nuova tastiera di bosso ed ebano ed una nuova pedaliera di noce.
Il maestoso organo di Giacomo Serassi di Bergamo si trova invece in alto nell’abside. A vederlo dalla navata non si riesce a intuire la sua grandezza. E’ uno strumento sontuoso e imponente con tre tastiere di settanta tasti ciascuna, una pedaliera dritta e ben 64 registri. Venne realizzato nel 1864-65 e ha una consolle con intagli finissimi e molto ornati. Il più recente dei tre organi della Basilica di San Lorenzo è quello che si trova dietro l’altare, con due consolle: una posizionata accanto alle canne e l’altra alla destra dell’altare, creato di una recente integrazione pensata per le esigenze liturgiche, ma anche in previsione di un uso concertistico. A collegare la consolle staccata alle canne è un apposito cavo elettrico.